Mi sono fatta spesso questa domanda in passato, e siccome capita spesso che le persone mi chiedano spesso:
come fare della loro passione un lavoro? E’ una buona idea?
Vi riporto la mia personalissima esperienza e qualche pensiero che magari può stuzzicare qualche riflessione.
… amo viaggiare, da sempre. Chi mi conosce lo sa e a volte forse ancora oggi sono un pò compulsiva, comunque. Mio papà aveva un Tour Operator, ovvero per lavoro organizzava viaggi di gruppo, perciò da piccola ero spesso in giro con la famiglia, aerei, treni, ristoranti, hotel per me erano una seconda casa.
Quando, circa 11 anni fa, mi sono trovata a lasciare il lavoro “sicuro” perchè sentivo dentro una spinta verso la libera professione, ho pensato: “ooo mo faccio ciò che mi appassiona per lavoro, tiro su un mio blog di viaggi e organizzo viaggi per le persone. Tanto mi chiedono sempre consigli, a me piace e sto punto mi faccio pagare”.
Bene, mi dedico al progetto, creo “Weekend Planning” il blog di viaggi per chi ama o può viaggiare nel weekend. Un paio d’anni in cui prenoto ogni tipo di viaggio, pian piano arrivano le collaborazioni e i tour retribuiti. Poi mi dico, “beh adesso mi propongo anche per fare la coordinatrice di avventure nel mondo” così viaggio totalmente aggratis”. In più cerco una collaborazione con tour operator così viaggio ancora di più”.
E così sia, inizio una collaborazione come digital strategist per un tour operator (visto il mio pregresso formativo in ambito comunicazione e marketing) e preparo la mia lettera di presentazione per i vari avventure nel mondo del caso.
Sapete cosa è successo?
Che io nei tour per il blog non mi divertivo per niente, quella passione per i viaggi non era esplicitata minimamente attraverso quel lavoro. Perchè il lavoro era:
- 80% creazione contenuti,
- 20% programmazione,
- 0% godimento del posto, del viaggio, dell’esperienza.
Figuriamoci ad organizzare viaggi per altri, si sarebbero aggiunti solo tanta ansia e tanto stress, e soprattutto la mia passione per i viaggi si sarebbe trasformata in incubo. Non ho mai inviato la candidatura per avventure nel mondo, ovviamente.
La collaborazione del con il tour operator non mi ha fatto viaggiare neanche per sbaglio e comunque finalmente cominciava a delinearsi che: IO NON VOLEVO VIAGGIARE PER LAVORO.
Quella via che stavo percorrendo non era la mia, ma quella di mio papà che si è interrotta bruscamente a un certo punto e che forse nel mio inconscio volevo in qualche modo sanare.
Ben presto c’è stato un bivio, e sono stata in grado di comprendere che dovevo prendere l’altra strada, perchè il mio talento era in altro, il mio senso di realizzazione era in altro. Era sempre stato lì, ma lo avevo nascosto.
Il viaggio per me è una passione si, quando lo vivo con libertà, improvvisazione, scarsissima programmazione, in solitaria o in compagnia a seconda del tipo di esperienza che voglio fare.
Questa esperienza mi ha insegnato moltissimo, sulle mie priorità, sui miei sogni, sui miei talenti, sulle mie scelte. Questa è la mia personale esperienza che come avete compreso porta con sé un vissuto. Ognuno ha la sua storia nonché la capacità di rispondere agli eventi della vita per gli strumenti che ha e le sue caratteristiche.
Per me l’espressione del talento è motivo di realizzazione (personale e professionale) e quando questo avviene lo faccio con enorme passione. Ma le mie passioni mi portano a godere del tempo, delle persone, di quello che sto facendo e rispondono a bisogni altri rispetto alla realizzazione, mi divertono ad esempio, di danno benessere fisico ad esempio, o mi consentono di esprimere amore ad esempio.
La riflessione che voglio rimandare è che ognuno ha la sua personalissima scala di valori, propri talenti, proprie capacità…., tutti noi rispondiamo a dei bisogni comuni che secondo la Piramide di Maslow hanno una gerarchia ben precisa:
- FISIOLOGICI: fame, sete, sonno, termoregolazione, ecc. Sono i bisogni connessi alla sopravvivenza fisica dell’individuo. Sono i primi a dover essere soddisfatti a causa dell’istinto di autoconservazione.
- SICUREZZA: protezione, tranquillità, prevedibilità, soppressione di preoccupazioni ed ansie, ecc. Devono garantire all’individuo protezione e tranquillità.
- APPARTENENZA: essere amato e amare, far parte di un gruppo, cooperare, partecipare, ecc.; rappresenta l’aspirazione di ognuno di noi ad essere un elemento della comunità.
- STIMA: essere rispettato, approvato, riconosciuto, ecc. L’individuo vuole sentirsi competente e produttivo.
- AUTOREALIZZAZIONE: realizzare la propria identità in base ad aspettative e potenzialità, occupare un ruolo sociale, ecc. Si tratta dell’aspirazione individuale a essere ciò che si vuole essere sfruttando le facoltà mentali e fisiche.
È il rapporto tra lo stato di soddisfacimento dei nostri bisogni e la scala dei nostri valori, a determinare, a mio modo di vivere la cosa, la risposta alla domanda iniziale: “come fare della loro passione un lavoro? E’ una buona idea?”
Che ne pensi? Dimmi la tua o raccontami la tua esperienza rispondendo alla mail. Mi fa piacere leggerti.